Ai tempi di internet, il vero curriculum di una persona è la prima pagina di Google digitando il suo nome.
Ecco le regole per verificare, controllare e a volte modificare la nostra reputazione dentro il magma della rete.Forse non lo sai, ma il tuo vero curriculum è la prima pagina di Google, al massimo le prime due. Ne è convinto
Luigi Centenaro, esperto di reputazione digitale che si autodefinisce ‘personal branding strategist’ ed è co-autore, insieme a
Tommaso Sorchiotti, del libro
Personal branding, edito da Hoepli. La tesi dei due autori è che la versione digitale della nostra reputazione deve avere un’importanza crescente se anche Google ha lanciato un apposito servizio: si chiama ‘Io sul web’, e offre di setacciare l’infinità delle pagine in rete per farci sapere tutto ciò che viene associato al nostro nome, per poi gestire le informazioni che circolano sul nostro conto. Perché, se quello che scrivi nel curriculum sarà controllato anche sul web, in pochi sono al riparo dalla curiosità di digitare nome e cognome di una persona appena conosciuta. «I tuoi figli saranno felici di come ti comporti oggi sul web? Bisogna sempre porsi questa domanda», sottolinea Centenaro, perché il web, si sa, non dimentica. «In realtà internet è il posto dove le occasioni si trovano, molto più raramente dove si perdono», avverte Centenaro, perciò è impossibile prescinderne, inutile illudersi di poter fare a meno della rete.
Che le aziende controllino le informazioni che circolano in internet sui candidati lo conferma anche Silvia Zanella di Adecco: «Per i selezionatori è diventata prassi comune fare dei controlli sul web, per vedere ad esempio se il candidato partecipa ai gruppi di discussione attinenti al suo ambito professionale, se gli interessi che dichiara li coltiva anche in rete, o per avere informazioni generiche sul suo conto», e qui il principale indiziato è Facebook, diventato in poco tempo «canale privilegiato di reclutamento o non reclutamento». Dunque primo passo: «Settare con attenzione tutte le impostazioni sulla privacy dei social network», sottolinea Zanella, che però rassicura: «Meglio non cadere nello stereotipo opposto del grande fratello che vede e controlla tutto. Un buon selezionatore saprà stabilire a cosa dare peso e a cosa no tra le informazioni che trova in internet, così come valuta le referenze presentate da un candidato». Poi però bisogna saper sfruttare i vantaggi di internet e le sue possibilità, «non curare la propria immagine in internet è un autogoal», avverte Zanella, «e il primo passo è essere consapevoli della propria reputazione online, sapere quello che di noi è più visibile sul web, per poi usare tutte le risorse per evidenziare i propri punti forti, per esempio dimostrandosi competenti nel proprio ambito professionale», e trasformare così la rete in un possente strumento di self-marketing, a partire dai social network professionali come LinkedIn, Xing, Link2me o Viadeo.
«Un problema frequente è quello dei dati personali che disseminiamo in rete: molti casi di stalking nascono sul web, dove spesso ci viene chiesto di lasciare email, numeri di telefono e anche indirizzo», spiega Andrea Barchiesi, socio fondatore di Reputation manager, azienda che si occupa di gestire l’immagine online di organizzazioni, privati e personaggi pubblici. E cosa fare se al nostro nome è associato un contenuto indesiderabile, qualcuno ha scritto commenti inviperiti sul nostro conto o magari google si ostina a tirare fuori vecchi fatti di cronaca in cui compare il nostro nome (e magari era un omonimo)? «Innanzi tutto chiederne la rimozione ai gestori del sito. Ma in molti casi rimuovere del tutto un contenuto dal web può essere complicato o anche impossibile, ad esempio se si tratta di materiali pubblicati su domini esteri e non raggiungibili legalmente», spiega Barchiesi, «In altri casi cancellare qualcosa dal web può essere scorretto, si pensi alle opinioni su un personaggio pubblico, ad esempio un politico». Ma se il contenuto indesiderato non si può cancellare, si può però sommergerlo di contenuti positivi: «In questo caso si parla di reingegnerizzazione della reputazione digitale: l’identità virtuale viene costruita come se si trattasse di un mosaico, mettendo insieme tutti i tasselli necessari per ottenere l’immagine complessiva desiderata, e allora si tratterà, secondo i casi, di curare un sito personale, un blog, gli interventi su un social network o in una community professionale», spiega Barchiesi.
E se certo nessuno è così sprovveduto da pubblicare una foto al mare il giorno in cui si è dato per malato, «magari lo fa inconsapevolmente il suo amico», avverte Centenaro, «A quel punto inutile insistere nella bugia, meglio essere sinceri, ammettere il proprio errore e chiedere scusa, in fondo tutti sono disposti a perdonare una volta». Per Centenaro l’unica regola che conta, in fatto di immagine sul web, è essere coerenti, niente timori nell’essere se stessi, anche perché così si acquista credibilità. In altre parole spesso basta avere il coraggio delle proprie idee, solo condito con un pizzico di attenzione.
Un buon sito per approfondire l’argomento è questo http://www.aboutyou.it/reputation-management.html
Leggi i Commenti Recenti…